giovedì 23 settembre 2021

"EVENU SHALOM ALEJEM" ... LA PACE IN NOI !

 Due giorni fa, il 21 Settembre, abbiamo festeggiato la Giornata Internazionale della Pace. Istituita il 30 novembre 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tramite la risoluzione 36/67, la Giornata era nata dalla volontà di creare un giorno all’insegna della pace mondiale e della non violenza. Un'ottima idea per un grande progetto, ma sappiamo bene quanto ciò sia ancora molto distante dalla realtà attuale.  Paesi come l’Afghanistan, l’Egitto, la Libia, la Nigeria, vedono ancora oggi scontri a fuoco tra diverse fazioni per motivi religiosi, politici etnici.  Nessuna di noi ha in tasca una soluzione adatta o calzante per ogni situazione : la pace, oltre che una manifestazione o una giornata particolare, è e rimarrà sempre un obiettivo che si deve posizionare davanti ad ogni uomo di buona volontà, un già ma non ancora!

Fra le molte riflessioni ho scelto una poesia di Pablo Neruda, come una preghiera per l'uomo contemporaneo, affinché i conflitti bellici sparsi nel mondo trovino il prima possibile una soluzione: "Ode alla Pace".

Sia pace per le aurore che verranno,

pace per il ponte, pace per il vino,

pace per le parole che mi frugano

più dentro e che dal mio sangue risalgono

legando terra e amori con l’antico

canto;

e sia pace per le città all’alba

quando si sveglia il pane,

pace al libro come sigillo d’aria,

e pace per le ceneri di questi

morti e di questi altri ancora;

e sia pace sopra l’oscuro ferro di Brooklin, al portalettere

che entra di casa in casa come il giorno,

pace per il regista che grida al megafono rivolto ai convolvoli,

pace per la mia mano destra che brama soltanto scrivere il nome

Rosario, pace per il boliviano segreto come pietra

nel fondo di uno stagno, pace perché tu possa sposarti;

e sia pace per tutte le segherie del Bio-Bio,

per il cuore lacerato della Spagna,

sia pace per il piccolo Museo

di Wyoming, dove la più dolce cosa

è un cuscino con un cuore ricamato,

pace per il fornaio ed i suoi amori,

pace per la farina, pace per tutto il grano

che deve nascere, pace per ogni

amore che cerca schermi di foglie,

pace per tutti i vivi,

per tutte le terre e le acque.

Ed ora qui vi saluto,

torno alla mia casa, ai miei sogni,

ritorno alla Patagonia, dove

il vento fa vibrare le stalle

e spruzza ghiaccio

l’oceano. Non sono che un poeta

e vi amo tutti, e vago per il mondo

che amo: nella mia patria i minatori

conoscono le carceri e i soldati

danno ordini ai giudici.

Ma io amo anche le radici

del mio piccolo gelido paese.

Se dovessi morire mille volte,

io là vorrei morire:

se dovessi mille volte nascere,

là vorrei nascere,

vicino all’araucaria selvaggia,

al forte vento che soffia dal Sud.

Nessuno pensi a me.

Pensiamo a tutta la terra, battendo

dolcemente le nocche sulla tavola.

Io non voglio che il sangue

torni ad inzuppare il pane, i legumi, la musica:

ed io voglio che vengano con me

la ragazza, il minatore, l’avvocato, il marinaio, il fabbricante di bambole

e che escano a bere con me il vino più rosso.

Io qui non vengo a risolvere nulla.

Sono venuto solo per cantare

e per farti cantare con me.

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