lunedì 18 settembre 2017

RITIENI DI ESSERE UN BUON CRISTIANO CATTOLICO?

Qualche settimana fa abbiamo assistito, all'interno di una certa Chiesa, ad una presa di posizione evangelica chiara e illuminante. Don Massimo Biancalani, sacerdote di Pistoia, ha ospitato nelle strutture della parrocchia un gruppo di migranti, alcuni dei quali clandestini, ed ha osato portarli anche in una piscina pubblica. Non è mancata una certa reazione. Un gruppo di chiara tendenza politica, tentò di presenziare alla messa celebrata da don Biancalani per “controllare la sua dottrina cattolica”, quasi a dire che l’attività di accogliere gli immigrati e di aiutarli non fosse un atto pienamente evangelico, quindi fuori dal messaggio cristiano... e sappiamo poi come andò a finire.
Ora. Mi viene da chiedermi:non c'è forse posto per gli uni nella Chiesa e non sarebbe meglio espellere gli altri?
E' S. Paolo che ci offre l’occasione per uscire da questa situazione: “non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare”. Questo mondo: è il mondo dell’arroganza, della violenza gratuita, della furbizia, dell’indolenza, del modo di vivere troppo spesso basato sull’ingiustizia.
S. Paolo, a chi vuol essere credente sul serio, invita a dissociarsi da questo tipo di mentalità, a reagire, altrimenti si corre il rischio di assuefarsi.
A questo proposito voglio ricordare un fatto accaduto qualche anno fa. In un paese della Pianura Padana morì un immigrato indiano clandestino, a causa del supersfruttamento lavorativo e per il caldo. Era alle dipendenze di un agricoltore che, forse, la domenica andava a messa come “buon cattolico”, ma di notte partecipava alle ronde illegali contro gli immigrati. Arrivò addirittura ad obbligare gli altri immigrati clandestini a trasportare il cadavere lontano, fuori dalla sua proprietà. Ci fu una denuncia per omicidio colposo e per utilizzo di manodopera irregolare e probabilmente ci fu anche una condanna.
Ma il fatto presenta anche un altro risvolto non meno grave. Una signora credente del posto volle far celebrare una messa di suffragio, ma nessun prete della zona fu presente: fu chiamato da fuori un altro sacerdote per celebrare la memoria di Cristo crocifisso e risorto.
Quel giorno i preti che, potendo, non parteciparono per non inimicarsi l’ambiente in cui vivevano ed operavano, è come se avessero perduto il diritto di celebrare l’Eucarestia. In quella situazione è prevalsa la “mentalità del secolo presente” da cui S. Paolo ci invita a dissociarci.
Come cittadini di uno Stato di diritto, come credenti nel Dio di Gesù Cristo che si è identificato con chi è povero ed escluso, non possiamo accettare che il comandamento dell’amore venga distrutto o monopolizzato per difendere una civiltà che pur chiamandosi credente, cristiana o cattolica, presenta drammaticamente un volto disumano e colpevole.
Il mondo che si considera civile e cristiano, ma che rifiuta immigrati, irregolari, poveri, considerandoli come stracci usati, come bubboni da estirpare in nome del turismo, del decoro della città, della sicurezza o di altre banalità, è il segno evidente di una società egoista e malata, un mondo senza futuro perché sta dimenticando di essere stato anch’esso affamato ed emigrante.

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