Quante volte ci capita di pensare che “Non ci va mai bene niente!”? Rischiamo di essere oscillanti, tendiamo a propendere per quella parte che più ci assicura un beneficio immediato; ci riscopriamo talvolta prede dell’impulso, dell’istinto, di ciò che ci conviene al momento. Rischiamo di essere talmente chiusi in noi stessi, attenti a ciò che capita a noi stessi, alle nostre paure e alle nostre ansie, da non essere in grado di ascoltare agli altri. Ci capita di essere talmente convinti di stare dalla parte di chi sa come vanno le cose da non ammettere che altri possano vedere o sapere meglio di noi.
Questi atteggiamenti possono precluderci ogni tipo di apertura e di accoglienza, della vita che cresce in noi e attorno a noi, della bellezza, della bontà e della verità delle cose.
Questi atteggiamenti rischiano di minare l’autenticità delle relazioni, che non diventano mai profonde e quindi nutrienti; rischiano di minare l’amore, che rimane sempre dilettantistico e non diventa mai scelta di vita. Succede ancora nelle piccole e nelle grandi cose.
Chi è figlio/figlia della Sapienza, però, riconosce che il “gusto della vita”, il sapore (in latino sàpere significa “avere sapore, essere gustoso”) sta altrove e si mette in cammino, esce da sé stesso/a e con-divide, com-patisce, segue, impara, contempla, ammira, si lascia sorprendere: vive!
Andrea Piccolo SJ